STRETCHING SEMPRE UTILE?
Consideriamo alcuni fatti:
Il problema è definire come fare stretching. Alcune ricerche ritengono che il ballistic stretching, quello balistico, ottenuto con movimenti armonici del corpo, possa essere addirittura pericoloso.
Anche sui tempi non c’è accordo: a seconda dei vari autori si va dai 10 ai 60 secondi.
Le ricerche che per anni hanno promosso lo stretching come parte integrante dei programmi di fitness per diminuire il rischio di infortuni o per alleviare il dolore da rigidità o per migliorare la prestazione sportiva non contengono che generiche indicazioni spesso trasformate dai fruitori in verità assolute.
SI PARTE MALE VERO?
Ricerche successive hanno mostrato che lo stretching prima dell’esercizio non previene né gli infortuni cronici né quelli acuti.
– Per quanto riguarda la funzione dello stretching nell’alleviare il dolore, la ricerca ha messo in evidenza che non è importante diminuire la rigidità, quanto aumentare la tolleranza all’allungamento.
Si deve sentire meno dolore applicando la stessa forza al muscolo, anche se quest’ultimo mantiene la stessa rigidità.
In questo modo lo stretching avrebbe un effetto analgesico.
CONCLUSIONI:
Anche se la ricerca (fatta con dati empirici) ci dice che fare stretching non rappresenta una panacea, come qualcuno crede, è importante rispettare determinati parametri.
1. durata e frequenza dello stretching perché si possa sperare in un ragionevole effetto;
2. il ruolo reale della temperatura corporea nello stretching che dovrebbe tendere verso il caldo;
3. il reale scopo di rieducare una funzione e non aumentare la lunghezza del muscolo.
Esistono tecniche come ad esempio la RPG (Rieducazione Posturale Globale) o PNF (NeuroFacilitazioni Propriocettive) che agiscono sui tessuti elastici e connettivi in maniera più incisiva.
La scelta della tecnica può rappresentare una soluzione importante per il problema specifico.
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